venerdì 27 gennaio 2012

Selezione 73



martedì, aprile 19, 2011

Nella notte




Quel suono di sirena quiete trapassa
la fine arriva nell'ora non pensata
e come un angelo afferra la sua preda

non preavvisi nè sordi campanacci
così la scelta giusta segni esistenza
la mia ad invocare perciò perdono

or dunque vigilante petalo al vento
come l'onda spazzata lungi dall'onda
quand'ogni cosa scorre perdura il tempo

tutto lascia tutto passa tutto cassa
detto supremo di vecchio benpensante
tu che mi svegli nel buio della notte

cancella dal mio cuore rabbia e tormento
quand'anche solo io resti nel silenzio
rinasca all'alba a rivedere dei volti

Copyright © versi dodecasillabi Lorenzo  19.4.11

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categoria:le mie poesie, emozioni, dodecasillabi



lunedì, aprile 18, 2011

Sono risorti



Risorge vita dopo morte d'uomo
è questo il viale d'un sacrario caro
mi stringe il cuore quando lo percorro

ai lati obelischi d'ufficiali
giovani allora carichi di gloria
servirono la patria per onore

al suolo sono adesso radicati
come cipressi cantano il dolore
salendo quei gradini in pietra grigia

si entra nel santuario dei caduti
volti gioviali sempre sorridenti
stesso sorriso in tutte le stagioni

nel canto fresco della primavera
volo di rondinelle fra quei rami
oppure ceri rossi un lumicino

mese d'autunno che si tinge bianco
per crisantemi a coprire i marmi
fotografie di giovani eroi

morti nei campi lanciati dai valli
corridoi di vita o della morte
la mesta amica di fiorenti vite

tormento che si fissa in quelle effigi
ma scrissi un giorno il detto d'epitaffio
non muore chi per patria dona vita

messaggio che si legge in quelle foto
sorrisi aperti stabili al sorriso
dicono adesso noi siamo felici

d'esser rinati allora dal tormento
e mentre scendo scale il cuor s'acquieta
serbando in fronte il lume di quei volti


Copyright © Lorenzo  18.4.11

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categoria:le mie poesie, memoria, endecasillabi



domenica, aprile 17, 2011

Le Palme



I versi finali sono
di Fabrizio De Andrè,
tratti dal testo Tre Madri

Copyright ©


Qual è il tormento d'oggi che m'assale
la pace che si stringe in ogni cuore
è simbolo la palma di supplizio
inizio del cammino di passione

la settimana attinge la sua essenza
irto il cammino nel campo d'ulivo
dei rami in vista pronti nella resa
a dichiarar l'inizio del dolore

son pietre rosse colorate a sangue
da stille di sudore che braccianti
lasciarono alla terra con lamenti
per trarre infine dalle sacre zolle

il filo d'oro d'olio benedetto
serbato dentro latte di metallo
o nelle ampolle d'ultimo viaggio
prima di approdar ai sacri lidi

d'eterna luce che divenne uomo
per vivere tormenti tristi d'uomo
risorto per cammino di passione
al guado  di gioiosa vita nuova

Con troppe lacrime piangi, Maria,
solo l'immagine d'un'agonia:
sai che alla vita, nel terzo giorno,
il figlio tuo farà ritorno:

lascia noi piangere, un po' più forte,
chi non risorgerà più dalla morte


Copyright © foto mia  Lorenzo  16.4.11  

I versi finali sono di Fabrizio De Andrè,
tratti dal testo Tre Madri  ©

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categoria:le mie poesie, endecasillabi



sabato, aprile 16, 2011

Ore sei del mattino


catene ©  didascalia di Monica Corda

Così state scorrendo dalla vista
i verbi congeniali sto imprimendo
sui tasti che nel tempo rimarranno
e dirvi grazie in tanta compagnia

ho conosciuto vostre sofferenze
vissute e ricordate nei breviari
di singole porzioni e di frammenti
di vostre imperiture rimembranze

quelle catene stringono caviglie
ancora adesso d'immanente mondo
nulla è cambiato ahìme nulla è cambiato

in queste zolle amare per disprezzo
d'umana dignità e tolleranza
rimane ancora intatta la speranza


Copyright © Lorenzo  16.4.11

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categoria:le mie poesie, emozioni, sonetto



venerdì, aprile 15, 2011

nelle vermiglie arterie

arterie  ©  didascalia di Monica Corda



« Ora questo sogno interno,
il sogno di pace è finito,
odo risuonare una voce, ben nota;
una sola parola, non imperiosa,
anzi breve e sommessa.
È il comando dell’alba in Auschwitz,
una parola straniera, temuta e attesa:
alzarsi, «Wstawac». »
(Primo Levi, La tregua, Capitolo decimosettimo)

Nel capitolo decimosettimo,
l'ultimo de "La tregua", Levi descrive
la sosta alla stazione
di Monaco, prima di ripartire
per Verona, ultima del viaggio di ritorno
da Auschwitz a Torino,
che effettivamente Levi
compì dal 27 gennaio 1945
al 19 ottobre 1945.
[I versi in navy sono di Primo Levi]


è l'ultima stazione
su strada del ritorno
rinato a nuova vita

tra il freddo e l'odio acuto
il sangue hanno gelato
un blocco indifferente

nelle vermiglie arterie
e come il corso d'acqua
che scorre verso il mare

verso liberazione
dalle ristrette rive
dove s'attinge il pasto

pazienti pescatori
seduti sulla sponda
riempiono i canestri

di dolce desinare
s'apre spiraglio ancora
di sibilo sommesso

alzarsi e assaporare
dono provvidenziale
il sogno ormai finito

Copyright © versi settenari di Lorenzo  15.4.11

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categoria:riflessioni, le mie poesie, memoria, settenari



giovedì, aprile 14, 2011

Due cuori [Memoria]



All’episodio prendono parte Levi e Jean,
il pikolo della baracca,
mentre si stanno dirigendo velocemente
per mettersi in fila per avere la loro razione di zuppa.

…Il canto di Ulisse.

Chissà come e perché mi è venuto in mente
Jean è attentissimo,
ed io comincio, lento e accurato:

…Quando mi apparve una montagna, bruna
Per la distanza, e parvemi alta tanto
Che mai veduta non ne avevo alcuna.

(Dante, Inferno,  - Canto Ventesimosesto vv. 133 e segg.)

Sì, sì, “alta tanto”, non “molto alta”,

[...]

E le montagne, quando si vedono di lontano…
le montagne…oh Pikolo, Pikolo, di’ qualcosa,
parla, non lasciarmi pensare alle mie montagne,
che comparivano nel bruno della sera
quando tornavo in treno da Milano a Torino!

[...]

(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi,
Torino, 1976, pp. 100 - 103)




E mentre il treno scorre la pianura
quattr'alberi si toccano in contrasto
ferma un istante immagine negli occhi
vedo due cuori e in mezzo le montagne

lontane ora distanti dalla vista
e straziano memorie di ragione
ancora il grande a insaporire il cielo
del sangue che mi stinge dentro al petto

non torturarmi ancora del passato
vediamo jean d'indurre ora nel porto
la fila disperata per il quando
quando verrà il tempo del ritorno

sorte segnata a pochi fortunati
i molti invece a rinsecchir quei rami
col fumo di fornaci refrattarie
deserti ardenti d'anime costrette

parlami adesso per cambiar in mente
il corso dell'istante che mi prende
adesso il quando buca i miei ricordi
il disinganno che s'annida al petto

d'istante il quando è piccolo frammento
ora c'è il nulla intorno al mio tormento

Copyright © Lorenzo  14.4.11

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categoria:le mie poesie, endecasillabi, distico elegiaco



mercoledì, aprile 13, 2011

di noi quali eravamo ..



Ci toglieranno anche il nome:
e se vorremo conservarlo,
dovremo trovare in noi la forza di farlo,
di fare sì che dietro al nome,
qualcosa ancora di noi,
di noi quali eravamo, rimanga.

Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976

 [Il titolo e i versi in Navy sono di Primo Levi]

e come una farfalla mi posai
coi piedi nudi sciolti da catene
nel campo avvolto da cupo silenzio
era il tempo della liberazione

inizio entrando in quel luogo oscuro
bruco senz'ali fine dei binari
la scritta per un luogo di lavoro
assaporavo vita di sterminio

triste la sorte nel freddo di morte
e dissi alla mia anima sorgente
qui dovremo trovare in noi la forza

per continuare a vivere crescendo
con ali di farfalla in questo mondo
qualcosa ancor di noi .. quali eravamo

Copyright © foto mia Lorenzo  13.4.11

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categoria:le mie poesie, sonetto



martedì, aprile 12, 2011

è triste Poh, molto triste !!



e vedo Winnie assiso sull'appiglio
è giunto in fondo al campo devastato
per cui declina il capo e triste tace
un po' malconcio fruga nell'ingegno

le labbra ritirate a depressione
bisogna trarlo in fretta da quell'ansia
e risvegliarlo al compito supremo
che fato ha imposto al caro nostro panda

sai bene Poh t'aspettano gli infanti
il mondo dei balocchi d'una volta
e già depressa Gea per suo conto
cerca di sollevare un po' il morale
noi tutti siamo qui a incoraggiarti
dacci un sorriso un cenno dal tuo viso


Copyright © Lorenzo  12.4.11

postato da: 4797orizzonte2 alle ore 07:11 |

categoria:le mie poesie, sonetto



lunedì, aprile 11, 2011

Se



Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta:
ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni
in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.

(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p. 152)

Ecco cosa si cela in disinganno
una cosa lo straccio d'esperienza
uomo ridotto a cosa senza tempo
un marchio sulla pelle a ricordare

d'essere nato avverso ad aguzzino
che stringe i polsi ai vincoli dell'odio
eppur guardando l'anima vicina
noi siamo nati dallo stesso seme

specie che nasce dallo sguardo in luce
d'anime innamorate sempre eguale
in ogni tempo in ogni dimensione
anche se il mare o il monte ci divide

è sempre il raggio a luminar l'amore
sole che nasce in questa terra grave
se l'uomo è stato cosa ad altre luci
occhi di sguardo che decide inganno

per simile suo simile in materia
dissimile in pensiero ahìme per cosa
il nulla di memorie e d'emozioni
verdi speranze ancora tramortite

erbe infestanti malerbe a diserbare
e l'anima ridotta arida landa
quest'è l'uomo che vien ridotto a cosa
l'uomo vissuto cosa ad occhi d'uomo

Copyright © foto mia Lorenzo  11.4.11

postato da: 4797orizzonte2 alle ore 09:50 |

categoria:le mie poesie, memoria, endecasillabi

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