sabato 8 marzo 2025

Mimosa

Mimosa simbolo italiano della festa della Donna


L’8 marzo è la Festa della Donna (Giornata Internazionale dei diritti della Donna): il fiore simbolo è la mimosa. La nascita della ricorrenza risalirebbe a un incendio in un’industria in cui persero la vita molte lavoratrici. È un’occasione di festa per ricordare l’importanza della lotta per i diritti delle donne e la parità.

Lorenzo 8.3.25

mercoledì 5 marzo 2025

Melusina

Melusina


«Da dove credi dunque che vengano, venissero - le Melusine delle campagne dei boschi delle valli? - Le Melusine delle vecchie montagne? - Gentili fumacchi impalpabili come aerei semi - fanno da staffetta agli uomini poverelli - verso le ultime postreme stazioni confinarie… …Vengono dai piccoli pertugi neri - del tronco preistorico e secco - perlustrato dalle formiche a miriadi… …O se la campagna vede scendere la sera, - e i ciuffi i gruppi di faggi di carpini di querce - di alberi antichi stanchi strampalati - si rinchiudono neri, - allora dalle radici dei fossi escono le Melusine.»

(Dino Buzzati, Poema a fumetti)

Melusina è la Fata-Sirena fondatrice della casata dei Lusignano, definita "Nostra Signora di Lusignano".

La leggenda

Nella storia della Fata-Sirena, più fedelmente descritta nelle antiche tradizioni celtiche, si narra di un cavaliere di nome Raimondino che involontariamente uccide lo zio durante una parata di caccia e, disperato, trova rifugio presso una fonte d'acqua situata nelle profondità di un bosco; lì incontra tre splendide fanciulle, tra cui vi è proprio Melusina. Raimondino se ne innamora e le chiede di sposarlo. La ragazza accetta la proposta - poiché a sua volta affascinata dal cavaliere - ma a condizione che un giorno a settimana ella resti da sola nella sala da bagno ed esorta il futuro marito a non incontrarla mai in quel giorno.

Questo apparente tabù permette a Melusina di stare da sola con sé stessa nella sua completa essenza di Essere Magico e nel contempo permette al futuro marito di provare la lealtà alla promessa fatta.

Il matrimonio si rivela subito fonte di grandi benedizioni per Raimondino, che seguendo le sapienti indicazioni della moglie, risolve ogni disputa e appiana ogni problema che si presenta, e fonda quella che sarà conosciuta come "la casa dei Lusignano", ma questa felicità viene presto turbata dalle malevoli dicerie del fratello dell'uomo circa l'abitudine di Melusina di isolarsi un giorno a settimana.

Condizionato dai pensieri tendenziosi del fratello, Raimondino non resiste alla tentazione e si accinge a spiare la moglie sperando di coglierla in fallo. Ma quando si avvicina furtivamente alla stanza segreta dove vi è Melusina, egli rimane sgomento nel vedere che la moglie possiede dalla vita in giù una coda di pesce. Infatti, Melusina è un Fata appartenente alla razza delle Sirene.

Le conseguenze della slealtà di Raimondino verso la promessa fatta alla moglie, si rivelano tragiche: più tardi i due sposi hanno una lite e Raimondino chiama la moglie serpente. Melusina, capito tutto, non perdona la promessa infranta, e vola via senza esitazione, gettando Raimondino nella più vile disperazione.

Questo resoconto fa emergere la tipica debolezza umana di fronte a ciò che non si conosce. Invece di avvicinarsi maggiormente al mondo della moglie, fino a quel momento evidentemente sconosciuto, Raimondino mostra sentimenti di orrore, indignazione e paura, oltre ad aver messo in dubbio la fedeltà della moglie (che è stata sempre eccellente) preferisce credere piuttosto alla menzogna, spacciata da un individuo di discutibile attendibilità.

Le vicende della Fata-Sirena Melusina furono rivendicate legittimamente dai Lusignano, vantando la loro discendenza dalla donna, consolidata dall'opera "francesizzata" (e anche cristianizzata) dallo scrittore Jean d'Arras.

Le più antiche notizie sulla natura della Fata-Sirena Melusina risalgono al XII secolo. Possibili origini si trovano già in saghe pre-cristiane, greche, celtiche, così come nella cultura del Vicino Oriente. In qualità di leggenda storico-genealogica, risale alla famiglia Lusignano della regione francese di Poitou.

Nel corso del tempo i testi sono cambiati drasticamente. La Melusina, apparsa come Fata o Dea nei romanzi cortesi del Medioevo, divenne sempre più frequentemente progenitrice cristianizzata di alcune famiglie. In seguito, venne data più enfasi all'amore tragico. Fino al XX secolo Melusina fu popolare in alcune culture europee. Adattamenti del nome sono presenti in molte lingue europee. In seguito persero in parte la loro importanza.

Nel Folklore francese Melusine è una fata, ultima di tre gemelle. Il padre era il re d'Albania, mentre la madre era una fata. Quest'ultima aveva espressamente richiesto al marito di non entrare per nessun motivo nella stanza del parto finché lei stessa non avesse acconsentito. Poiché il marito le disubbidì, lei lo abbandonò portando con sé le figlie. Non contenta, Melusina condannò il padre per le sofferenze recate alla famiglia mandandolo in esilio all'interno di una montagna, ma la madre la punì trasformandola in metà donna e metà serpente.

Influenze nella cultura di massa.

Nel romanzo Nadja di André Breton la protagonista Nadja rivela di sentirsi affine al personaggio di Melusina, al punto da "acconciarsi con 5 trecce e lasciarsi una stella in cima alla fronte". In tutto il romanzo, nei suoi disegni, Nadja si rappresenta come creatura per metà donna e per metà pesce.

Nella serie televisiva The White Queen, tratta dai romanzi di Philippa Gregory, la protagonista, la regina Elisabetta Woodville viene descritta come discendente della dea acquatica Melusina, pertanto in grado di manipolare il tempo e di scagliare incantesimi o anatemi.

Nel libro Notte di tempesta di Shannon Drake viene detto che la casata dei Plantageneti ebbe origine quando il conte Folco rimase incantato da una melusina che sembrava essere intoccata dal fuoco, egli la sposò, avendo da lei due figli, ma su insistenza dei prelati che avevano notato le stranezze della donna e la descrivevano come una figlia di Satana, la costrinsero ad assistere ad una messa completa. Durante la celebrazione la melusina tentò di fuggire senza riuscirci e le sacre recitazioni la fecero sparire, ma non prima che ricordasse ai presenti che i suoi figli avrebbero sempre portato nel sangue il carattere saturnino e violento.

Melusina è oggetto di studio da parte dei protagonisti del romanzo Possessione di Antonia Susan Byatt.

La casa editrice Meltemi ha intitolato a Melusine una sua collana.

La cantautrice francese Nolwenn Leroy le ha dedicato una canzone dal titolo Mélusine contenuta nell'album Histoires Naturelles del 2005.

Nel videogioco Genshin Impact le Melusine sono una razza umanoide civilizzata di ragazze-pesce diffusa in tutto il territorio di Fontaine, nazione rappresentante l'elemento Hydro ed ispirata alla Francia del periodo rinascimentale.

Araldica

In araldica, la melusina (nome comune) è una figura chimerica ispirata alla fata Melusina, ed è una variante della sirena, da cui differisce solo per l'acqua del bagno: il mare ondoso della "sirena" è un tino da bagno per la "melusina". Alcuni autori danno il nome di melusina alla "sirena con la coda doppia".

D'argento, alla melusina di carnagione, capelluta d'azzurro, marinata di rosso, con lo specchio d'oro e il pettine dello stesso, nel tino di verde


Fonte Wikipedia

domenica 2 marzo 2025

Pietra leccese

Facciata della Chiesa di Santa Croce (Lecce) in pietra leccese


«Neglette, e quasi molli in ampia massa,

le pietre a Lecce crea l'alma Natura:

ma poiché son rescise, in loro passa

virtute, che le pregia, e che l'indura:

mirabili a vederle, ò se vi si lassa

scelti lavor la dedala scultura,

ò se ne fanno i dorici Architetti

gran frontespitij con superbi aspetti.»


(Ascanio Grandi, I fasti sacri, 1635)

La pietra leccese (in dialetto salentino leccisuru) è una roccia calcarea appartenente al gruppo delle calcareniti marnose e risalente al periodo miocenico. È un litotipo tipico della regione salentina, noto soprattutto per la sua facilità di lavorazione

Composizione ed estrazione

Questa roccia ha una composizione piuttosto omogenea infatti l'esame petrografico rivela che è costituita principalmente da carbonato di calcio (CaCO3) sotto forma di granuli di calcare (costituito da microfossili e frammenti di macrofossili di fauna marina, risalenti a circa sei milioni di anni fa) e di cemento calcitico, a cui accessoriamente si possono trovare glauconite, quarzo, vari feldspati e fosfati, oltre a sostanze argillose finemente disperse (caolinite, smectite e clorite), che, nelle diverse miscele, danno origine a differenti qualità della roccia.

La pietra leccese affiora naturalmente dal terreno e si estrae dal sottosuolo in enormi cave a cielo aperto, profonde fino a cinquanta metri e diffuse su tutto il territorio salentino, in particolare nei comuni di Lecce, Corigliano d'Otranto, Melpignano, Cursi e Maglie. Il leccisuru viene ricavato in forma di parallelepipedi di varia dimensione; l'estrazione è semplice poiché si lascia incidere facilmente. Durezza e resistenza della pietra, una volta estratta, crescono con il passare del tempo, e nella consolidazione la pietra assume una tonalità di colore ambrato simile a quella del miele. Di colore dal bianco al giallo paglierino, la roccia si presenta compatta e di grana fine, a differenza del carparo, altro litotipo affine rinvenibile nella stessa zona.

Utilizzo

Utilizzata sia in campo architettonico che scultoreo, la pietra leccese deve la sua particolare lavorabilità alla presenza di argilla, che permette un modellamento al tornio e persino manuale. Apprezzata in campo artistico, ha raggiunto stima internazionale grazie all'artigianato locale che nel corso dei secoli ha prodotto la complessa architettura del Barocco leccese. Esempi significativi sono i fregi, i capitelli, i pinnacoli e i rosoni che decorano molti dei palazzi e delle chiese di Lecce, come ad esempio il palazzo dei Celestini e l'adiacente Chiesa di Santa Croce, la Chiesa di Santa Chiara e il Duomo.

La natura stessa della pietra la rende molto sensibile all'azione meccanica degli agenti atmosferici, all'umidità di risalita del terreno, alla stagnazione di acqua e allo smog. Per rendere il leccisu più resistente alle intemperie, i maestri scultori dell'epoca barocca usavano trattare la roccia con del latte vaccino o caprino; latte di calce. Il blocco di pietra leccese veniva spugnato o immerso interamente nel liquido; il lattosio, penetrando all'interno delle porosità, creava uno strato impermeabile che preservava la pietra fino a portarla, quasi inalterata, ai giorni nostri.

Nota sin dall'antichità, nella Terra d'Otranto si ritrovano dolmen, menhir, statue e costruzioni romane fabbricati in leccisu. I suoi primi studi geologici risalgono alla seconda metà del XVI secolo, ma si deve a Gian Battista Brocchi, nel suo studio sulla configurazione geologica salentina (1818), l'identificazione, la prima datazione (fra Secondario e Terziario) e l'origine del nome della pietra leccese. Al suo interno, cavatori e paleontologi hanno rinvenuto fossili rilevanti di cefalopodi, delfini, capodogli, denti di squali, pesci, tartarughe e coccodrilli. Attualmente, l'artigianato della pietra leccese produce souvenir e opere d'arte.


Fonte Wikipedia