venerdì 21 aprile 2023

Lama Balice

Lama Balice


Il parco naturale regionale Lama Balice è un'area naturale protetta di 504 ettari che è stata istituita dalla Regione Puglia con la legge regionale n. 15/2007 situata nella città metropolitana di Bari.

giovedì 20 aprile 2023

Echinoidea

Il sugo per la pasta


Echinoidea Leske, 1778 è una classe del phylum Echinodermata che comprende gli organismi marini comunemente denominati ricci di mare.

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Fonte Wikipedia

martedì 18 aprile 2023

Leucanthemum vulgare

Leucanthemum vulgare


Etimologia

Il nome del genere (Leucanthemum) deriva da due parole greche leukos (= bianco) e anthemon (= fiore) per il colore dei fiori, ligulati, simili a petali. L'epiteto specifico (diploide) deriva dalla particolare configurazione (diploidia) del corredo cromosomico delle sue cellule.

Il binomio scientifico attualmente accettato (Leucanthemum vulgare) è stato proposto in tempi moderni dal biologo, zoologo e botanico francese Jean-Baptiste de Lamarck (1744–1829) nella pubblicazione Flore Françoise nel 1778. Carl von Linné in pubblicazioni precedenti aveva usato il termine leucanthemum solamente per la parte specifica del binomio Chrysanthemum leucanthemum, mentre uno dei primi botanici a usare il nome attuale (Leucanthemum vulgare) fu il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (1656–1708).


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Fonte Wikipedia 

lunedì 17 aprile 2023

Le Pietre svelano i Misteri del Crocifisso

Le Pietre svelano i Misteri del Crocifisso

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Attualmente di fronte alla chiesa si erge solitaria la Cappella ricostruita nel 1955 per opera dell’amministrazione comunale, così come è riportato sulla lapide collocata internamente all’edicola. Il progetto pare sia stato redatto dall’allora capo dell’Ufficio Tecnico, in uno stile novecentista, quindi più asciutto e semplificato, diverso da quello delle cinque vecchie cappelle. All’interno, sulla parete frontale, campeggia un’opera sulla Crocifissione realizzata con la tecnica decorativa policroma del mosaico, su disegno del pittore F. Speranza, mentre all’esterno sulla parete laterale, che guarda verso la città antica, è sistemata l’epigrafe proveniente dalla corrispettiva vecchia cappella: “1739, Consummatum est …” (tutto è compiuto), a memoria delle ultime parole pronunciate sulla croce dal Redentore prima di morire.

A sinistra, la Cappella ricostruita nel 1955, a destra il mosaico interno realizzato su disegno di F. Speranza, che nell’affrontare questo tema dell’iconografia classica sembra ispirarsi al dipinto della sacrestia, però come sempre, con grande maestria, introduce nella composizione dell’opera e nella collocazione delle figure un’impronta innovativa. Il protagonista ovviamente è Cristo, al centro della scena, e poi i tre “dolenti”: la Vergine, San Giovanni e la Maddalena. I primi due, con pose ed espressioni di dolore e compassione, sono disegnati di profilo rispettivamente a sinistra e a destra, in posizione corrispondente agli estremi della croce, con il loro sguardo fisso al Gesù che soccombe, sembrano offrirgli l’ultimo sostegno. Maria Maddalena, invece, inginocchiata ai piedi di Cristo, è di spalle nell’atto di stringersi alla croce: un gesto esasperato che funge da raccordo tra la rappresentazione sacra e lo spettatore, compiuto con una tale forza espressiva che segna il culmine del pathos della scena, invitando tutti alla sofferenza del momento. Speranza, inoltre, riduce la rappresentazione della Crocifissione all’essenziale, con i personaggi principali e un lembo di terra a simboleggiare il Golgota: niente deve distrarre dall’evento tutto umano. Il fondo dell’opera musiva non è color oro come nella tradizione classica bizantina, ma non è neanche dipinto di blu o di azzurro, come nelle sue pitture, è invece di color verde, il colore dominante del mondo naturale che ci circonda, che rappresenta appunto la vita che continua e si rinnova: il colore della speranza, insomma, e non poteva che essere così. Qui le pennellate del maestro sono pietrificate e cristallizzate nei frammenti delle varie tessere. Persino la sua firma non è quella solita calligrafica, ma viene riprodotta a destra, tra pietre, ceramiche a smalto e paste vitree colorate, assieme a quella della ditta esecutrice del mosaico a sinistra.

Dettagli del mosaico: a sinistra il nome della ditta esecutrice dell’opera e a destra quello dell’autore

Insomma la Chiesa del Crocifisso e la Cappella ricostruita sono la testimonianza di un’arte espressa in modo differente da due pittori, appartenenti a due secoli diversi, con opere fuori dal comune, davvero singolari. Carlo Rosa con un’opera architettonica del 600, e Francesco Speranza con un’opera musiva del ‘900 rendono questo luogo denso di memoria, che si solidifica appunto nella pietra.

Fonte Primo Piano 

domenica 16 aprile 2023

San Vito

Chiesa di San Vito

Un locus Sancti Viti alla Via Patierno è attestato in un documento del 1202, tuttavia la struttura attuale risale al XVII secolo. L'edificio di culto è inglobato nelle fabbriche di proprietà della nobile famiglia De Facendis. La semplice facciata accoglie il portale sormontato da una vezzosa ruota: sull'attico si erge il piccolo campaniletto a vela. La chiesa in origine extra moenia, in campo San Leo, è attualmente inglobata nel centro contemporaneo della città. L'impostazione è costituita da un semplice vano quadrangolare voltato a botte. Sulla parete di fondo insiste un settecentesco trompe-l'œil che emula un retablo: esso è illusionisticamente sormontato da un baldacchino affiancato da due finte porte in cornu epistolae e in cornu evangeli da dove fanno ingresso due angeli che invitano l'assemblea al silenzio liturgico. Sulle finte porte sono dipinte due finte nicchie che accolgono altrettanti finti busti dei santi martiri palmofori Crescenzio e Modesto, personaggi legati all'agiografia vitiana. Al centro trova collocazione l'unico olio su tela che riproduce il santo titolare della cappella, opera attribuibile alla bottega dei De Corduba.


Fonte CARTAPULIA

La Carta dei Beni Culturali pugliesi