sabato 11 marzo 2023

Se questo è un uomo

Se questo è un uomo


Se questo è un uomo è un'opera memorialistica di Primo Levi scritta tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947. Rappresenta la coinvolgente ma meditata testimonianza di quanto vissuto dall'autore nel campo di concentramento di Auschwitz. Levi sopravvisse infatti alla deportazione nel campo di Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz e sede dell'impianto Buna-Werke proprietà della I.G. Farben.

Scrittura e pubblicazione

Il testo venne scritto non per muovere accuse ai colpevoli, ma come testimonianza di un avvenimento storico e tragico. Lo stesso Levi diceva testualmente che il libro era «nato fin dai giorni di lager per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi» ed è scritto per soddisfare questo bisogno. L'opera, durante la sua genesi, fu comunque oggetto di rielaborazione. Al primo impulso da parte di Levi, quello di testimoniare l'accaduto, seguì un secondo, mirato a elaborare l'esperienza vissuta, il che avvenne grazie ai tentativi di spiegare in qualche modo l'incredibile verità dei lager nazisti.

Il destino del libro doveva rivelarsi in qualche modo imprevedibile, paragonabile da questo punto di vista alla sorte umana con i suoi più impensati alti e bassi. Infatti, il manoscritto fu rifiutato da Einaudi in due occasioni: nel 1947, visto sfavorevolmente sia da Natalia Ginzburg, allora consulente della casa editrice e che comunicò a Levi la bocciatura, sia da Cesare Pavese, secondo il quale erano già usciti troppi libri sui campi di concentramento; nel 1952, morto Pavese, il rifiuto einaudiano si ripeterà. L'autore fu costretto a rivolgersi quindi alla piccola casa editrice Francesco De Silva, fondata e diretta da Franco Antonicelli, che stamperà l'opera nell'autunno del 1947 in sole 2500 copie, nonostante la pubblicazione, a scopo promozionale, di alcuni capitoli in anteprima su giornali di Vercelli, L’amico del popolo, e su Il Ponte, prestigiosa rivista letteraria diretta da Piero Calamandrei. Fu Franco Antonicelli, direttore della casa editrice, ad accettare di sostituire il titolo scelto da Levi, che nella stesura iniziale pubblicata su L'amico del popolo era Sul fondo e nella versione proposta alle case editrici I sommersi e i salvati, con il celeberrimo Se questo è un uomo, suggerito da Renzo Zorzi e subito accettato da Antonicelli e Levi stesso. Per la copertina della prima edizione fu scelto uno schizzo preparatorio di Francisco Goya da El tres de mayo del 1808.

Dai versi introduttivi dell'opera, pubblicati per la prima volta nel maggio 1946 su L'amico del popolo con il titolo Salmo, e ispirati all'antica preghiera dello Shemà, è tratto e si spiega il titolo definitivo.

«Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.»

l successo e la notorietà del libro si fecero attendere fino al 1958, anno in cui l'opera venne pubblicata finalmente proprio dalla casa dello Struzzo nella collana Saggi con un risvolto di copertina anonimo, scritto da Italo Calvino. Nel 1964 Primo Levi ne produsse una riduzione radiofonica che venne trasmessa il 25 aprile dello stesso anno alla quale avrebbe fatto seguito nel 1966 la riduzione teatrale di Pieralberto Marchesini.

Anche dopo la pubblicazione del libro, la scrittura dell'esperienza personale vissuta nel campo di sterminio rimase un rovello perennemente acceso. Successivamente a "Se questo è un uomo" pubblicò "La tregua", che descrive l'interminabile itinerario nei paesi dell'Europa Centrale che Levi attraversò sulla via del ritorno in Italia dopo la liberazione del campo. Quest'opera deve il suo titolo al fatto di rappresentare una fase in cui la mente del protagonista resta in parte libera dal pensiero assillante della prigionia. Un pensiero che comunque lo avrebbe riassalito al momento di ritornare a casa e anche negli anni successivi. Nel 1986, infatti, pubblicò il saggio I sommersi e i salvati, che ritornava a trattare la tematica del lager nazista.


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Fonte Wikipedia 

venerdì 10 marzo 2023

Grotta di Santa Croce !!

Grotta di Santa Croce !!

La grotta di Santa Croce costituisce una particolare cavità sotterranea di origine carsica, di interesse archeologico, speleologico e turistico. Essa si apre a 113,0 m sopra il livello del mare sul fianco di levante dell'omonima lama situata nell'agro del comune di Bisceglie, in prossimità del primo rilievo meridionale della Murgia.

Si raggiunge percorrendo per circa 7 km in direzione Corato la S.P. 85 Bisceglie - Corato e imboccando, poco prima del viadotto S. Croce, sulla destra l'antica via che segue le curve di livello della lama. Qui, è possibile individuare sulla sinistra un sentiero che conduce allo spiazzo della grotta maggiore. Il sito rappresenta una importante stazione preistorica.

Storia

L'area esterna ed anche l'interno della grotta furono abitati già nel neolitico antico da gruppi di agricoltori ed allevatori. La presenza di tale insediamento è attestata da una industria litica che comprende circa 5.000 pezzi. Inoltre, per la ricostruzione paleoclimatica sono stati determinanti i rinvenimenti faunistici che riconducono alle specie riconosciute di Bos, Canis lupus, Equus caballus, Equus hydruntinus, Dicerorhinus mercki, Hyaena spelaea, Leo spelaeus, Ursus spelaeus, Cervus elaphus, Vulpes vulpes, Lepus europaeus, Pyrrhocorax graculus, Columba livia, Perdix perdix, Alectoris graeca, Athene noctua, Anser erythropus.

La scoperta della grotta come giacimento paleolitico risale verso la metà del 1930 ad opera dell'archeologo Francesco Saverio Majellaro, il quale nel 1937 segnalò alla Regia Soprintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia l'importanza scientifica e storica del sito.

I primi saggi e le prime ricerche di superficie furono condotte, fra il 7 ottobre del 1938 ed il 2 ottobre del 1940, dallo stesso Majellaro con la supervisione dei professori Luigi Cardini e Ciro Drago.

Negli anni successivi, a partire dal 1954 e fino al 1958, si svolsero diverse campagne di scavi finanziate dall'Istituto Italiano di Paleontologia, dall'Ente Provinciale per il Turismo e dal Comune di Bisceglie, sotto la guida del prof. Cardini. Il 25 giugno del 1955 venne ritrovato un femore destro umano neandertaliano che costituisce il primo reperto di un osso lungo di paleantropo in Italia.

Infine, tra il 1970 ed il 1994 sono state condotte alcune ricerche a cura dell'Università di Bari e indagini speleologiche per il rilievo del complesso rupestre.

Alcuni reperti dell'industria litica conservati presso il Museo Civico Archeologico “F. S. Majellaro” di Bisceglie

I saggi e gli scavi che si sono succeduti nel tempo, dentro e fuori la grotta, hanno restituito in chiara stratigrafia manufatti litici musteriani, un femore umano neandertaliano, resti di fauna pleistocenica, frammenti ceramici neolitici e dell'età del bronzo-ferro. Fatta eccezione per il femore destro riferibile all'homo sapiens neanderthalensis, conservato presso l'Istituto italiano di Paleontologia Umana di Roma, la maggior parte dei reperti rinvenuti dentro e fuori la grotta, sono attualmente conservati presso il Museo Civico Archeologico “Francesco Saveri Majellaro” ubicato a Bisceglie in via Frisari nel complesso monastico di Santa Croce.

Descrizione

Si tratta di un complesso di cavità di formazione carsica, formatesi durante il ciclo del carsismo antico riferibile al Pleistocene, a seguito di un deflusso idrico sotterraneo che, incidendo per lungo tempo la formazione geologica, ne determinò la particolare sezione a “buco di serratura”.

L'ingresso naturale è rappresentato da una bocca larga 12 m e alta 11 m. Si accede nella grotta, che è lunga oltre 100 m, superando un cono detritico alto circa 6 m e largo alla base circa 15 m. Superato il primo ambiente, la cavità, stretta verso l'alto, si sviluppa per circa 60 m allargandosi progressivamente fino a formare spazi con una larghezza ed una altezza compresa fra 10 e 12 m.

La volta è caratterizzata da esili panneggiamenti calcarei frangiati da piccole stalattiti.

Il deposito archeologico è ben conservato nella grotta principale e si estende anche all'esterno, su spazi terrazzati lungo la lama.

Nei pressi della grotta, seguendo la direzione di flusso del torrente della Lama di Santa Croce, dopo circa 300 metri sul fianco destro della Lama si apre, in una muraglia rocciosa ricoperta da una folta vegetazione di macchia mediterranea, la Grotta “del Finestrino”. Essa è caratterizzata da ruderi tipici di un ambiente destinato a ricovero primitivo. Per accedere nella cavità occorre inerpicarsi su grossi macigni e sporgenze naturali della roccia. Gli ambienti sono piccoli ed angusti.

A distanza di pochi metri dalla Grotta del Finestrino si apre l'ingresso della Grotta delle Due Crocette. Quest'ultima, costituita da un vestibolo di forma irregolare e da una serie di rientranze, si sviluppa per una lunghezza totale di 30 m. Nella cavità sono stati rinvenuti frammenti ceramici di impasto grossolano a decorazione impressa, un grosso frammento di mascella di equide, diversi molari di bovini ed un femore umano mutilato appartenente ad un infante di circa due anni.


Fonte Wikipedia 


giovedì 9 marzo 2023

Paesaggio !!

 Paesaggio !! Particolare
di F. Speranza

Pugliese di nascita e milanese d'adozione, Francesco Speranza per tutta la vita ha dipinto con dedizione e amore soprattutto i paesaggi della sua terra d'origine, contribuendo, attraverso i suoi quadri e disegni alla costruzione di immagini reali, a volte con l'aggiunta di particolari immaginari, dipinti con disincanto e nostalgia, angoli di una natura assolata e sfuggente della Puglia del Novecento.

Sono questi i presupposti che sottendono il paesaggio di Speranza, ambientato nella Lama Balice, dal titolo Case e orti del mio paese, del 1951, che appartiene alla collezione dell’Università di Bari.

in quest’opera la presenza di persone risulta alquanto contenuta, infatti nel suo intero sono illustrati i personaggi necessari a restituire il senso dell’attività umana. Da una parte vi sono tre contadini in un orto, intenti a zappare la terra, raggiunti da una donna, che porta loro del cibo, mentre nel fondo attiguo, adiacente il trappeto della famiglia dei Basso, si assiste a qualcosa che ha dell’incredibile: qui viene fuori la vena religiosa di Speranza, che raffigura Gesù in ginocchio, con una figura angelica lasciata in bianco.

Particolare del trappeto e l’ambientazione del Getsemani.

Senza dubbio è un’invenzione del maestro, che finisce col dare al racconto realistico il timbro di una nota di irrealtà, l'immaginario detto prima, che trasporta l’osservatore in un’atmosfera onirica: la narrazione popolare si fa improvvisamente mistica. Una capacità tutta di Speranza di contestualizzare il luogo, con la presenza del trappeto, nell’episodio biblico del “Getsemani”: non a caso la parola di origine aramaica significa appunto frantoio.

Fonte Primo Piano e considerazioni personali !

mercoledì 8 marzo 2023

Giornata Internazionale della Donna !!

 Murale della Giornata della Donna !

Fonte Wikipedia 


La Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo. Viene associata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita il 17 dicembre 1999 e che cade ogni anno il 25 novembre. Viene celebrata negli Stati Uniti d'America a partire dal 1909, in alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.

Spesso nell'accezione comune, nella stampa e in campo pubblicitario viene erroneamente definita come Festa della donna anche se è più corretto Giornata internazionale della donna poiché la motivazione non è la festa, ma la riflessione.

Fonti ONU invitano a operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030.

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La Mimosa simbolo della Giornata della Donna, in Italia

Nel settembre del 1944, si creò a Roma l'UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro; fu l'UDI a prendere l'iniziativa di celebrare, l'8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo: la mimosa, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, fiore scelto perché povero e reperibile dappertutto.

Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e periodo in cui al Viminale c'era Mario Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell'Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l'ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico». Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto.

Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.

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Fonte Wikipedia 

martedì 7 marzo 2023

Storia della Chiesetta del Miglio !!

Bassorilievo sulla facciata 
della Chiesetta di campagna
Fonte S. Milillo, op. cit 
 


Anticamente sulla via che porta alle Mattine, ad un miglio dalla città, vi era un'edicola con l'affresco della Madonna che allatta il Bambino. L'edicola era chiamata "Cappella di Ferrante" perchè era prossima ad alcuni terreni di proprietà della famiglia. I contadini della zona e tutti quelli che percorrevano questa via fecero crescere il culto e la devozione, tanto che tra il 1630 ed il 1640 fu costruita una chiesetta addossata alla cappelletta. Nel 1650, a seguito dei numerosissimi fedeli che qui giungevano, la chiesetta fu ulteriormente ingrandita. Nel 1852, l'Architetto Michele Masotino ampliò la vecchia chiesetta, rifece l'altare maggiore ed i due laterali, abbellendola con stucchi. Nel 1880, grazie al lascito della Pia Devota Dolceamore, fu commissionata la statua della Madonna delle Grazie, opera dello scultore Nicola Colapinto. 


Fonte Beni Culturali 

 S. Milillo, La MADONNA DELLE GRAZIE DEL MIGLIO

Una Chiesa, una devozione, un popolo,  2022

lunedì 6 marzo 2023

Questione meridionale !!

Questione meridionale !!


Storia economica d'Italia.

«Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più mette in dubbio. C'è fra il nord e il sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione, e, quindi, per gl'intimi legami che corrono tra il benessere e l'anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale.»

(Giustino Fortunato)

La locuzione "questione meridionale" indica, nella storiografia italiana, la percezione, maturata nel contesto postunitario, della situazione di persistente arretratezza nello sviluppo socio-economico delle regioni dell'Italia meridionale rispetto alle altre regioni del Paese, soprattutto quelle settentrionali.

Utilizzata la prima volta nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia, intendendo la disastrosa situazione economica del Mezzogiorno in confronto alle altre regioni dell'Italia unita, viene adoperata nel linguaggio comune ancora oggi.


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«La differenza fra Nord e Sud era radicale. Per molti anni dopo il 1860 un contadino della Calabria aveva ben poco in comune con un contadino piemontese, mentre Torino e Milano erano infinitamente più simili a Parigi e Londra che a Napoli e Palermo; e ciò in quanto queste due metà del paese si trovavano a due livelli diversi di civiltà. I poeti potevano pure scrivere del Sud come del giardino del mondo, la terra di Sibari e di Capri, ma di fatto la maggior parte dei meridionali vivevano nello squallore, perseguitati dalla siccità, dalla malaria e dai terremoti. I Borboni, che avevano governato Napoli e la Sicilia prima del 1860, erano stati tenaci sostenitori di un sistema feudale colorito superficialmente dallo sfarzo di una società cortigiana e corrotta. Avevano terrore della diffusione delle idee ed avevano cercato di mantenere i loro sudditi al di fuori delle rivoluzioni agricola e industriale dell'Europa settentrionale. Le strade erano poche o non esistevano addirittura ed era necessario il passaporto anche per viaggi entro i confini dello Stato…»

(Storia d’Italia dal 1861 al 1997, Denis Mack Smith, pag. 3)


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Fonte Wikipedia


domenica 5 marzo 2023

Citrus reticulata !!

 Citrus reticulata !!


Il mandarino (Citrus reticulata Blanco, 1837) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae.

È uno dei tre agrumi originali del genere Citrus assieme al cedro ed al pomelo. Nel 2014, un lavoro scientifico ha chiarito la complessa sistematica degli agrumi definendo come tutti gli agrumi derivino da tre sole specie (mandarino, pomelo e cedro). Il mandarino ha certo acquistato importanza storica, in quanto si tratta dell'unico frutto dolce tra i tre originali. Da incroci con il mandarino si sono sviluppati quasi tutti gli agrumi che oggi conosciamo (es. limone, lime, arance).

Con successive ibridazioni e selezioni, il mandarino ha originato moltissime cultivar di grande importanza commerciale, tra cui la clementina in cui il gusto amaro tipico delle prime specie si è stemperato in particolare incrociandolo con il pomelo.


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Fonte Wikipedia