mercoledì 24 novembre 2021

Sul Filo della Memoria

 



Recensione dell’Opera “SUL FILO DELLA MEMORIA” Racconti di EGIDIO COLLE 

Ed. Tipografia Cortese.                                                      Ottobre 2014


I Racconti di Egidio Colle “Sul Filo della Memoria” rappresentano il vissuto del Nostro Autore e segna il corso della sua vita, avvalendosi delle immagini presenti nella sua mente, associate mirabilmente nei Capitoli descritti in maniera memorabile, avvolto nella felicità che ritrova nel suo Borgo Natio, Ferrandina, paese Lucano in Provincia di Matera. E nella sua eccelsa memoria ritrova la spensieratezza della fanciullezza fresca e profumata, avvolta da un alone di Verginale Purezza, a volte appena scalfita dai dolori e dalle ristrettezze del tempo vissuto. Ho avuto la fortuna di conoscere Egidio e la sua parentela, amici tutti della mia consorte e della sua Famiglia, vicini della casa paterna. In quel tempo l’orizzonte era aperto a tutte le aspettative che la vita riservava, fortemente voluta nell’ottica dell’apprendimento e della fatica diuturna nella Istituzione Scolastica, di ogni Ordine e Grado,  Meta agognata e ricercata da Egidio, perché ha pienamente condiviso il pensiero pedagogico di Don Milani, secondo il quale “ogni parola che non imparate oggi è un calcio nel sedere che prenderete domani” (pag. 3). I Racconti del Nostro Scrittore si snodano con una ricerca e un lavoro certosino della memoria, attraverso ventuno Capitoli, in cui racconta e si racconta, nel bene e nel male, opposti che lo hanno reso pertecipe di un Orizzonte Metacognitivo dei più eccelsi. Egidio parte dalla descrizione della sua cittadina d’origine “là dove l’appennino comincia a degradare verso la fertile valle del matapontino (pag. 17) ed intorno sprizza una visione magica di profumi delle ginestre “dai fiori di giallo guizzante,  […] nel silenzio misterioso e nella quiete imperante” (pag. 17). Egidio ricorda con nostalgia le sue origini vissute in Ferrandina, fino al compimento degli Studi di Primo Grado dell’Avviamento Professionale a Tipo Agrario ed Industriale Femminile, quindi, “esule per ragione di studi e successivamente per lavoro ed affetti” (pag 25). Ma il suo pensiero è sempre lì a Ferrandina, perché “il richiamo è […] forte e diviene più intenso e travolgente via via che avanzo nel tempo ed il mio orizzonte diventa più fosco e il traguardo sempre più prossimo”(pag. 25). “All’età matura, allorchè s’approssima la fine del tempo e s’intravede il traguardo, è fatale procedere a ritroso con i pensieri […] e i fotogrammi scorrono veloci nelle teche della memoria” (pag. 42). Ricorda, il Nostro autore, il passato dell’infanzia, della fanciullezza, dell’adolescenza; il borgo Daniele Manin, rione di Ferrandina, cittadina arroccata sul pendio della collina, con  vie ampie, lineari, parallele a gradoni, collegate tra loro con i cosiddetti “casalini”, lunghe scalinate abbrevianti il percorso (pag. 44). Di sera il borgo, illuminato dalle luci delle case, sembra un presepe con gli uomini dal colore della terra “invisibili, senza volto, sconosciuti, ammantati dal buio sociale” (pag. 47). Descrive i suoi amici di fanciullezza e i giochi fatti con loro, nella piazza e nelle vie del borgo, (pagg.85-87) uguali a quelli di ogni paese del sud. Le sfide tra i rioni, vere e proprie guerre, fatte con armi improprie, come bastoni, mazze di scope, rami di alberi e listelli di legno e come elmetto, l’orinale di ferro smaltato, che si conservava sotto il lettone. (pagg. 96-102). In questi paesi “il Santo Natale resta l’espressione di un supremo atto d’amore, di fratellanza, nel tempo mutabile”(pag. 102) con l’immancabile letterina dei fanciulli sotto il piatto del papà. Ricorda i presepi fatti con i pastori di argilla e il Natale del 1942, in piena guerra, trascorso in masseria e la visita di nonno Domenico, con il pranzo di Santo Stefano con pasta fatta in casa con il filo di ginestra, condita con il succulento sugo di maiale. (pag.120). E ancora l’iscrizione alla scuola di Grado superiore presso l’Istituto Tecnico Agrario Statale “G. Pavoncelli” di Cerignola (Foggia), mentre a ritroso, l’autore della Memoria, ricorda il periodo estivo trascorso nella “Vigna” di nonna Camilla, “un lembo di terra tenuto da mia nonna come un gioiello e rappresentava la sua residenza estiva, in quanto vi soggiornava ininterrottamente per circa tre mesi, dai primi di luglio fino a settembre, circondata dai nipoti … meritevoli!" (pag.229) E l’intermezzo dell’uccisione della velenosa vipera, intrufolatasi nella modesta casetta rurale, di soppiatto. Con enfasi, Egidio dichiara “io seguendo i suggerimenti della nonna, la colpii con l’estremità della canna che avevo tra le mani, fulminandola all’istante”(pag.235). In cuor suo nonna Camilla aveva, però, i suoi nipoti preferiti. Intanto, dopo l’incarico a tempo indeterminato nella scuola, Egidio, come un fulmine a ciel sereno, fu dichiarato idoneo al servizio di leva e dovette, suo malgrado, partire per il Car di Miano, a Napoli e poi a Salerno al LX Battaglione Corazzato “Avellino” con l’incarico di aiuto furiere, fra mille peripezie, negative, vissute malvolentieri, per il modo di esercitare il Comando, da parte del Capitano Comandante di Compagnia. “ Fu una esperienza in complesso negativa, sotto molti aspetti ed una parentesi inutile della mia vita” (pag. 306) dichiara Egidio. Ripresa la scuola, egli dovette fare i conti con il disagio vissuto per raggiungere la sede scolastica di completamento orario, perché si doveva sobbarcare un tratto a piedi dallo scalo ferroviario di Miglionico e talvolta veniva accompagnato al paese da una macchina di passaggio, benevolmente fermata dai Carabinieri e, talvolta, dalla stessa pattuglia della Benemerita. “Ahhhh…… che fatica raggiungere la scuola! Cosa occorre fare per guadagnarsi da vivere! (pag. 314) Chiosa il Nostro. Egidio ricorda la figura del suocero, Nicola Acquafredda, che mai ha conosciuto, ma che per tre volte ha sognato, nelle circostanze tristi vissute dalla sua amata Giovanna. Nativa della Provincia di Bari e laureata all’Università di Messina in Matematica e Fisica, nello stesso giorno della dipartita improvvisa dell’amato Genitore Nicola. Giovanna prese servizio nell’Anno Scolastico 1959/60 nella medesima scuola di Avviamento Professionale, ubicata nei locali dell’antica Badia  Benedettina di Montescaglioso. Così racconta Egidio: “Con Giovanna nacque una simpatia che nei mesi successivi si trasformò in una naturale e spontanea attrazione reciproca e, fatalmente, con lo scorrere del tempo, l’attrazione diventò amore, nel pieno rispetto dei principi e dei valori cristiani, per lei fondamentali, essendo stata educata dai Genitori alla vecchia maniera intransigente per quanto attiene la sfera morale. […] L’affetto  e l’amore reciproco, fece superare ogni barriera ostativa, tanto che nel gennaio 1964, convolammo a nozze.” (pag. 301). Struggente si fa il racconto della dipartita del caro fratello Mimì che, dopo mille peripezie, veniva stroncato in età di mezzo da un male incurabile. “Famiglia, lavoro, giustizia, era il trinomio indissolubile della sua vita” (pag. 335) avverte il nostro Egidio; Egli rimane molto scosso per la morte del caro fratello Mimì. “Il mio cruccio” (pag. 405) invece, è stato il tuo trionfo, caro Egidio, di Uomo e di Padre: “Gioie, sofferenze fisiche, pentimenti ripensamenti, rimpianti, dispiaceri [e quant’altro] fanno parte del curriculum vitae di ciascun essere umano” (pag. 405)  Egidio afferma: “Una decisione importante, profondamente sentita, vocazionale, ha determinato tutto il decorso della vita: Prelevare da un Istituto e adottare un bambino sfortunato, dall’avvenire incerto, imprevedibile, com’è nella logica  delle cose di questo mondo […]. Per me e mia moglie, l’adozione non è stata costellata da rose e fiori, pur nella consapevolezza che avremmo dovuto affrontare problematiche impreviste, situazioni delicate che avrebbero richiesto tanta dedizione, pazienza, oltrechè un amore scontato” (pag. 406) […] con tutto ciò, non mi pento di aver compiuto, pur nelle difficoltà ed immancabili sofferenze, questo atto di amore e ritengo, tutto sommato, di aver eseguito un gesto nobile, quasi eroico, salvando un ragazzino dal futuro sicuramente torbido, pieno di incognite” (pag. 406). “Né è valsa la pena?, si chiede Egidio, “Sarà nostro Signore a giudicare, allorquando saremo al suo cospetto, a dar conto del nostro operato di quaggiù. Lì saremo giustamente giudicati e, se meritevoli, adeguatamente compensati, ne sono certo, perché la legge divina è infallibile! (pag. 406). La tua cara Giovanna è stata ricompensata, caro Egidio, devi esserne certo; Ella gode della visione beatifica del Volto di Gesù, Tu, invece, devi goderti i tuoi nipoti con la cara Maria Giovanna e devi essere ancora Angelo Custode, attento e premuroso, del tuo amato figlio Vito. Nei momenti lieti, Egidio e Giovanna hanno goduto la presenza dell’edificante figura di Sua Eminenza Cardinale Ersilio Tonini, Parroco dal 1953 al 1968 nella Parrocchia di San Vitale a Salsomaggiore Terme, ove si recavano per le cure termali. “Don Tonini esercitava l’attrazione di una calamita fortemente polarizzata. La Chiesa era sempre gremita all’inverosimile e la gente era concentrata ed attentissima durante la cerimonia religiosa e soprattutto all’omelia, durante la quale evidenziava una verve ed una foga oratoria eccezionali” (Pag.375). Don Tonini nelle sue omelie parlava sempre della Sua amata mamma, “ringraziandola per i valori ed i sani principi ricevuti con le parole e con i gesti, nel corso della sua esistenza e con un ineccepibile stile di vita, improntato e sostenuto da una fede incrollabile. (pag. 383).   

Ho sfogliato e letto  d’un fiato le memorie di Egidio, in un percorso accattivante di partecipazione viva che mi ha coinvolto emotivamente, con la mente avvolta nelle sue pagine intrise di storia, tanto da farmi catapultare nelle righe vive scritte dall’Autore. La copertina del libro è dipinta dall’immagine dolce del Borgo Antico della sua amata Ferrandina. Il retro, invece, da quella del Torrione Angioino della sua Patria di adozione. “Sul Filo della Memoria” appartiene all’essenza scaturita dall’idea di  scrutare il suo Mondo della Vita, il Mondo Interno, il suo Esserci, nella Ragione che trascende l’Immanente, il precategoriale di husserliana memoria, con i vari Orizzonti che via via si allargano verso l’Infinito. Ritrovo una miscela di colori caldi e freddi, sapientemente misti per spiegare il segreto significato dei racconti, vissuti nell’ordito, come di pasta fresca avvolta a spirale nel filo di ginestra e nelle maglie di affreschi pittorici, con sapienza dipinti dal Nostro Egidio, in un viaggio reale tra Magia e Mistero, tra Amore del Divino e gli Itinerari dell’Anima, nei colori e nei profumi della Lucania, con un linguaggio sereno e rassicurante che dona desiderio d’immersione nella lettura d’insieme, in un percorso di Empatia tra il Lettore e il Racconto che diviene Anima Vivente. La Silloge letteraria coinvolge la Voce dell’Autore che scende dall’Intelletto fino al Cuore, con lo sguardo illuminato dall’Amore.

Mi inchino con commozione, Caro Egidio e Grazie per questo Immenso Dono. A proposito, mi hai fatto innamorare della Lucania!!!!


Lorenzo 

24.11.2021