sabato 15 febbraio 2025

Cronaca

Il Castello

Sinossi di un articolo del Prof. Nicola Fiorino Tucci  apparso sul da Bitonto del 14 febbraio, con una foto iniziale di una sciala al mare, dove si curavano e si mangiavano cozze nere sul mare di Santo Spirito, dal 1928 quartiere di Bari, nei pressi del Castello.

Un confronto fra Bari e Bitonto, fra Storia, Aforismi e Curiosità.

Ad onor del vero, dichiara l'articolista, la nostra città una marina ce l’aveva, quella di Santo Spirito, ceduta proprio al capoluogo nel 1928.

Fra le espressioni dialettali baresi é famosa più per la sua pronuncia cantilenante che per il suo significato (niente affatto chiaro). Viene spesso ripetuta con un leggero accenno di malizia per sottolineare l’assurdità del confronto fra una grande capitale europea, Parigi ed un capoluogo regionale, Bari,  un paragone che capovolge ironicamente i ruoli effettivi.

Leggendo o ascoltando l’espressione “Cce Parigi tenesse lu mère fosse ‘na piccola Bére” c’è da chiedersi  perché si confronti Bari con Parigi, cioè quale legame possa unire due città profondamente diverse in tutto. Che Bari abbia avuto rapporti stretti con la Francia, del resto, è risaputo: basti pensare alla dominazione angioina, sul finire del Medioevo e, agli inizi dell’ Ottocento, a quella napoleonica, che ha dato una forte impronta urbanistica al capoluogo pugliese. Il quartiere “murattiano”, voluto da Gioacchino Murat, cognato dell’Imperatore, con il suo perfetto impianto ortogonale è, ancor oggi, il centro di Bari e rappresenta una delle migliori espressioni di un’urbanistica razionale e moderna.

È, poi, innegabile, continua l’articolista, che la pronuncia barese del termine ‘mère’ sembri più una parodia della lingua francese che vera voce dialettale tanto da determinare una distorsione fonetica del nome “Bari”, niente affatto vernacolare: “tenesse lu mére, fosse na piccola Bére (e non Bbàre, come dovrebbe)”. Colpisce, inoltre, l’uso di ‘piccola’, aggettivo che il dialetto di solito traduce con “p’ccenunne” e pospone al nome cui si riferisce. E qui, invece, suona molto italiano anche perché è anteposto al nome: “piccola”, appunto, non “p’ccenunne”.

Però, nel contesto citato prevale soprattutto l’esagerazione che riduce Parigi ad una ‘piccola Bari’. Ciò precisato, torniamo, comunque, al paragone iniziale che sottolinea un dato di fatto: Bari ha quel mare che a Parigi manca. Ma cosa significa una simile affermazione?

Chiaramente, essa esprime il malcelato orgoglio con cui i Baresi vantano il mare come elemento distintivo della propria città: quasi a dire che una vera città non possa prescindere dall’avere un affaccio sul mare. […]

Il detto popolare ribadisce, insomma, una vocazione marinara del capoluogo pugliese, del resto, storicamente attestata, sin dal Medioevo, dalla sua rivalità con Venezia nei traffici e nelle influenze politico-commerciali sul mare Adriatico. E sul vicino Oriente, da cui proviene quel Nicola, vescovo di Myra in Turchia, che, portato in Puglia con un sequestro lampo, diventa Santo patrono di Bari sul finire dell’XI secolo, pur mantenendo un carattere volutamente esotico perché di carnagione scura (ad onor del vero, un turco ha la pelle chiara). Un Santo ben presto celebrato come autore di miracoli spettacolari (riempie le navi di granaglie, resuscita i bambini fatti a pezzi, garantisce la dote a tre pulzelle …) e come taumaturgo e miroblita (nella sua tomba cola la manna). Ma, soprattutto, “(San Nicola) va per mare … va per mare e spira il vento”: cantano i fedeli durante la sua festa mentre la sua statua è portata sulla barca dai marinai. A voler ribadire, orgogliosamente, il legame stretto di Bari col mare.


Fonte da Bitonto del Prof. Nicola Fiorino Tucci 14.2.25

giovedì 13 febbraio 2025

Acquedotto Pugliese

 

Viadotto dell'Acquedotto Pugliese sulla Murgia
Foto ripresa  in un viaggio educativo-didattico, 
quando insegnavo  nella Scuola Media Statale "C. Sylos"


L'acquedotto pugliese è l'infrastruttura pubblica di approvvigionamento idrico-potabile della regione Puglia e di alcuni comuni della Campania.

Storia

Costruzione del canale principale

L'acquedotto pugliese è costituito da un complesso di infrastrutture acquedottistiche tra loro interconnesse.

La prima importante realizzazione, che tuttora rappresenta la spina dorsale dell'intero sistema acquedottistico pugliese, è il canale principale, alimentato dalle acque del Sele e, a partire dal 1970, anche da quelle del Calore.

La sua costruzione, fortemente voluta, tra gli altri, da Antonio Jatta, fu avviata nel 1906, con l'intento di risolvere il millenario problema della penuria d'acqua nella regione: già Orazio descriveva la Puglia come terra assetata: siderum insedit vapor siticulosae Apuliae (arriva alle stelle l'afa della Puglia sitibonda).

Infatti, non essendo il sottosuolo pugliese ricco di acqua facilmente estraibile, da sempre veniva adoperata l'acqua piovana raccolta in cisterne, che non garantivano quantità sufficienti e la necessaria prevenzione da epidemie.

L'opera venne caldeggiata da alcuni deputati pugliesi che ottennero la creazione dapprima di una commissione di studio cui seguì il finanziamento e l'affidamento dei lavori in concessione, a seguito di una gara internazionale.

La realizzazione dell'opera fu possibile grazie all'utilizzo di ingenti mezzi finanziari (125 milioni di lire dell'epoca) e materiali, per cui non mancò chi ebbe a pronosticare l'irrealizzabilità della stessa.

La galleria di valico dell'Appennino, da Caposele a Conza fu ultimata nell'anno 1914. Essa ha il nome di Galleria Pavoncelli. La sua lunghezza, al momento della costruzione era di 12 750 m (allora superata per lunghezza solo dal Frejus, Gottardo e Sempione). Nello stesso anno 1914 furono già alimentati con la sua acqua alcuni paesi della Puglia. Dapprima convogliò le acque del Sele; in seguito riuscì a convogliare dentro di sé anche i 2 000 L/s delle acque del Calore per una portata complessiva di 6 500 L/s.

A Bari la prima fontana fu inaugurata in Piazza Umberto I il 24 aprile 1915, pochi giorni prima dello scoppio del primo conflitto mondiale. Solo verso la fine del conflitto i lavori ripresero per completare alcuni tratti urbani, e l'acquedotto raggiunse le zone di Brindisi, Taranto, Lecce e, con la realizzazione della diramazione primaria per la Capitanata, anche Foggia.

Nel primo dopoguerra, e successivamente durante il fascismo, furono realizzati altri tronchi a servizio di zone non ancora raggiunte dall'acquedotto, costruite fontane d'approvvigionamento in ogni città e paese, costruita una fitta rete capillare di tubazioni per cercare di raggiungere ogni centro abitato. Tra i principali tronchi realizzati tra le due guerre, il principale è denominato Grande Sifone Leccese e costituisce il prolungamento del canale principale fino alla cascata monumentale di Leuca che termina nel mare, utilizzata occasionalmente come scarico terminale della grande opera acquedottistica, è realizzata ai piedi del santuario di Santa Maria di Leuca, ultima propaggine del Salento. L'opera terminale fu inaugurata poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale dallo stesso Benito Mussolini, che volle personalmente la costruzione della cascata monumentale. Per l'occasione, lo stesso Mussolini donò la colonna romana installata di fronte a essa a sancire la fine di una delle più grandi opere di ingegneria idraulica del mondo, come monito delle vittorie dell'uomo che col suo duro lavoro ha portato l'acqua in una terra arida, quale era la Puglia prima dell'Acquedotto.

Ai piedi della cascata monumentale, di fronte alla colonna romana, fu collocata (per imposizione del governo fascista) una lastra con incisa la sagoma della Regione Puglia e i tratti principali percorsi dall'acquedotto pugliese con una serie di dati su portata e lunghezza complessiva dell'opera. Sono stati tuttavia asportati, nel secondo dopoguerra, i simboli e i riferimenti al fascismo un tempo presenti sulla targa, essendo stata usata l'opera come un mezzo di propaganda del regime fascista.


28.luglio 2023

Fonte Wikipedia


lunedì 10 febbraio 2025

Recensione.

 

“Racconti dal Mare” di Giuseppe Devanna

 

Raccontare dal mare significa fare un viaggio dal mondo dove, l’orizzonte, più ci si allontana dalla terra e  più si perde nell’infinito, in altre parole facendo nostra la memoria di husserliano ricordo, l'orizzonte è una linea immaginaria che si sposta in continuazione, perciò non la possiamo afferrare, toccare, misurare, quantificare, raggiungere, non la possiamo sottoporre alla logica categoriale, possiamo solo immaginarla. L'Immaginazione o Presentificazione, come la chiama Husserl, è molto importante nel mondo della vita, perchè le nostre esperienze vissute non possono essere imprigionate dalle dodici categorie Kantiane; le categorie di Husserl, come la linea dell'orizzonte, cambiano, invece, in continuazione, sono infinite e l'immagine dell'orizzonte ci fornisce l'idea del continuo movimento, delle continue trasformazioni o modificazioni, che caratterizzano il trascendentale, ossia la nostra Psiche, in altre parole, la nostra Anima.

E proprio questo vuole raccontarci  il Nostro autore scavando dalla sua memoria l’avventurosa vita di suo padre, il compianto Arcangelo Devanna, dalla sua nascita fino alla sua dipartita da questo mondo, teatro di avvenimenti belli come la nascita di un nuovo essere vivente, appunto il Padre, nato a Bitonto il 2 aprile 1921 con  il carattere del segno zodiacale ariete; secondo l’astrologia, un soggetto ariete è energico, focoso, esuberante, impulsivo, dotato di gagliarda e straordinaria carica vitale, che si traduce a volte in “prepotenza”, tendenza a dominare, individualista e ambizioso, con il pregio della schiettezza e della sincerità. Una esuberanza nel senso buono, cioè amante delle cose che vuole ad ogni costo, finchè non le ottiene. Il Nostro, infatti, dispone in questo senso la sua vita, attraverso i viaggi che intraprende durante la sua gioventù, sommergibilista della Regia Marina e le continue tappe compiute in questo iter avventuroso e affascinante, già prima della seconda guerra mondiale, negli anni di formazione professionale, con l’arruolamento volontario il giorno 1 ottobre 1938 presso le Scuole C.R.E.M. “ San Bartolomeo di La Spezia” dove frequenta in qualità di allievo il corso di elettricista, fino al 15 luglio 1939 (Pag. 10), dove gli allievi inparavano la tecnica professionale delle varie discipline e soprattutto i valori etici e militari che caratterizzavano la Regia Marina (Pag. 11). Con la prima destinazione operativa a bordo di una nave, iniziava il “suo piede marino”. Nel linguaggio della marina, significa avere il piede marino, di persona che, oltre a non soffrire il mare, sa mantenere l'equilibrio nei disordinati movimenti che una nave subisce in mare mosso; analogamente, farsi il piede marino, è acquistare tale capacità, soprattutto con una lunga e continuata navigazione. (Pag.12)

La sua prima destinazione operativa fu la Regia Nave appoggio idrovolanti “Giuseppe MIRAGLIA” Dal 16 luglio 1939 al 1 settembre 1939. Nave officina, di fatto era una portaerei e dopo la notte di Taranto, venne inviata nel Mediterraneo.  Con Notte di Taranto nella storiografia italiana si fa riferimento all'attacco aereo avvenuto nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940 contro la flotta navale della Regia Marina dislocata nel porto di Taranto, da parte di aerosiluranti imbarcati della Royal Navy britannica. L'operazione (con nome in codice Operation Judgement) si risolse con una netta vittoria da parte della flotta britannica, che al costo di due aerosiluranti, sferrò un importante colpo materiale e morale alla flotta italiana e alla reputazione del regime fascista. (Pag. 15) Dopo la guerra venne utilizzata per il rimpatrio di prigionieri e poi utilizzata come nave caserma e nave officina, per essere demolita negli anni cinquanta. (Pag. 14). La Regia nave corazzata ANDREA DORIA fu la sua seconda destinazione dal 2 settembre 1939 al 29 marzo 1941. L’Andrea Doria pur se attaccata fu fortunatamente risparmiata. (Pag. 16). Dal 30 marzo 1941 al 28 agosto 1941 fu trasferito presso la MARISCUOLASOM POLA Regia Scuola sommergibilisti. I sommergibilisti sono marinai di eccezionale professionalità, con una grande dose di coraggio, umanità e voglia di crescere professionalmente. (Pag. 17) Altra destinazione fu MARISTASOM Trapani Comando Stazione Sommergibili dal 29 agosto 1941 al 1 ottobre 1941, in attesa di imbarcarsi su uno dei sommergibili assegnati a quella base. Molto intensa l’attività dei sommergibili, con risultati non proprio eccellenti. (Pag. 19)) La sua prima missione da sommergibilista fu sul Regio Sommergibile Fratelli Bandiera dal 2 ottobre 1941 al 2 novembre 1941. L’attività operativa del sommergibile fu molto intensa dal 3 ottobre 1941 al 20 ottobre, per essere assegnato in seguito a Taranto all’annuncio dell’armistizio (Pag. 22) Dal 3 novembre 1941 all’ 1 marzo 1942 fece rientro al MARISTASOM di Trapani, ma sentiva molto la mancanza della famiglia (Pag.24 Dal 2 marzo 1942 al 30 gennaio 1943 fu trasferito sul Regio Sommergibile Enrico TOTI con 93 uscite operative dal Giugno 1942 al 28 novembre 1943 (pagg. 26-27). Dal 31 gennaio 1943 al 28 febbraio 1943 operò sul Regio Sommergibile FR111 (F707) preda bellica ex francese Phoque. Drammatico il racconto dell’affondamento del sommergibile da parte della Royal Air Force il 28 febbraio, ritrovandosi in mare per molte ore, assieme ad altro commilitone, cercò di tenere a galla un compagno ferito, ma lasciandolo al suo destino, perché vinto dal freddo. Fu soccorso da idrovolanti tedeschi e portato in ospedale ad Augusta dove rimase diversi giorni, prima di riprendere servizio. Per il sottocapo elettricista Arcangelo Devanna fu senza dubbio un’esperienza terribile, ma non l’unica, vissuta durante la guerra. (Pagg 28–29) 

Dal 3 maggio 1943 al 12 settembre 1943 fu operativo sul Regio Sommergibile SERPENTE del quale fu drammatico l’autoaffondamento, per non consegnare il battello al nemico (Pag.35) Scoraggiato e senza ordini, è a disposizione dal 13 novembre 1943 al 20 gennaio 1944 presso il MARIDIST Bari Distaccamento Regia Marina. Dal 21 gennaio 1944 al 4 marzo 1944 è presso il MARIDEPO Taranto Deposito Regia Marina dal 5 marzo 1944 al 5 ottobre 1944 al MARISTASOM Taranto Comando Stazione Sommergibili dal 6 ottobre 1944 al 21 settembre 1945 sul Regio Sommergibile JALEA. Il suo motto era “Aude et vinces” (osa e vincerai) (Pag. 40). Dal 16 ottobre 1944 effettuò varie missioni, fino al suo disarmo a guerra finita (Pag. 45)

Le successive  destinazioni operative furono presso il MARISATOM Taranto Comando Stazione Sommergibili dal 22 settembre 1945 al 8 novembre 1945. Dal 9 novembre 1945 al 20 agosto 1947 Nave corazzata CAIO DUILIO per attività addestrative e di rappresentanza (Pag. 47) Dal 21 agosto 1947 al 2 gennaio 1948 sulla Nave torpediniera “Giuseppe Cesare Abba”. Dal 3 gennaio 1948 al 10 febbraio 1948 presso MARIPEDO Taranto Deposito Marina Militare. Quindi, 11 febbraio 1948 al 15 dicembre 1948 sulla Nave corazzata GIULIO CESARE. Dal 16 dicembre 1948 al 26 febbraio 1949 sull’ Incrociatore EUGENIO DI SAVOIA. Dal 29 febbraio 1949 al 30 novembre 1949 sulla NAVE cisterna acqua costiera ARNO.   

Naturalmente,  l’Autore fa una descrizione dettagliata dell’attività operativa delle navi sopraccitate con la  coordinazione dei valorosi equipaggi.  (Pagg. 46 – 56) Dal 1 dicembre 1949 al 30 novembre 1952 MARINA BRINDISI Batteria BRIN Attività, questa, svolta sulla fascia costiera a terra, come le successive dal 1 ottobre 1952 al 8 marzo 1953 presso la MARISCUOLA di Taranto e la MARIFEDE Taranto Comando Difesa Militare Marittima dal 9 marzo 1953 al 30 giugno 1953. (Pagg. 57 – 60)

Congedato il 30 giugno 1953 e trasferito all’impiego civile di Stato, presso il Provveditorato agli Studi di Foggia e Provveditorato agli Studi di Bari. [E senza enfasi o giri di parole, sono molti gli operatori scolastici di quegli anni che lo devono ancora ringraziare per ciò che ha fatto in loro favore]. (Cit. mia). Fino al pensionamento per raggiunti limiti di età nel 1986 (Pag.61)

L’Autore, infine, cita le promozioni e i Riconoscimenti ricevuti da suo Padre dallo Stato. (Pag. 62)

Un’avventura ed un racconto nato dall’amore filiale del figlio Giuseppe,  anche lui marinaio per passione, sottufficiale della Marina Militare dal 1973 al 1981.


Titolo | Racconti dal mare

Autore | Giuseppe Devanna

ISBN | 979-12-22777-51-1

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Lorenzo 7 Febbraio 2025.